Viola Gesmundo è un’architetta, illustratrice ed urban artist italiana.
Nasce a Foggia nel 1987 ma si trasferisce a Torino, città in cui attualmente vive e lavora, dove si laurea in Architettura. Durante il suo percorso lavorativo e formativo ha vissuto a Parigi e Rotterdam. Dal 2000 si avvicina al mondo dell’hip-hop in tutte le sue forme ed è da allora che si approccia all’arte dei murales.
Un tratto caratterizzante della sua arte è la linea nera che, intrecciata ad una ricerca sulle texture e colori presenti nella città, delinea paesaggi e personaggi. Per Viola Gesmundo l’arte appartiene a tutti e vede la città come un’enorme tela senza fine spesso troppo cupa; i suoi ‘disegni felici’ hanno sempre un messaggio di carattere sociale improntato ad un grande senso di libertà e leggerezza. Nelle sue opere ci sono spesso donne non stereotipate con peli, cellulite e qualsiasi altra caratteristica che ci rende differenti.
Alcune delle sue opere sono inserite nel MAUA-Museo arte urbana aumentata ha esposto e realizzato mostre personali al Museo Civico di Foggia, al MAU-Museo arte urbana di torino, a Rotterdam per Studio de Bakkerjij e Fondation b.a.d. realizza diversi progetti di inclusione sociale.Viola collabora con We Transfer, Queef Magazine, Picame, Wovo, Toponomastica femminile, Bepart, OssoMagazine e le riviste Drawing the times, Aspirina, Carie, Brillo. Con questa intervista abbiamo il piacere, oltre che di farvi conoscere un po’ di più Viola Gesmundo, di lanciare la sua prima t-shirt “Clito”, disponibile da oggi nel nostro sito.
Ciao Viola e grazie per il tempo che ci hai concesso nel realizzare questa intervista. Iniziamo dai tuoi inizi primordiali, da come nasce la tua passione. Qual è il tuo primo al mondo disegno?
Ciao T-Squirt grazie a voi per l’occasione!
ormai collaboriamo da qualche anno ed è sempre un piacere!
Ho sempre disegnato, si lo so lo dicono tutti gli illustrator*, in effetti tutti i bambin* disegnano ma per me è sempre stata una terapia.
Da piccola ero sempre in movimento e non dormivo mai, i miei genitori mi davano colori e fogli e così non ho mai smesso di disegnare, per evadere dalla realtà e rilassarmi. Leggevo molti fumetti, quindi i primi disegni erano delle caricature della mia famiglia, che è molto ampia, a volte erano molto diretti. Mi ricordo che osservavo da dietro i divani le persone e vedevo cosa facevano di nascosto, scaccolarsi, grattarsi nelle mutande, scorreggiare e poi le riportavo sul foglio. Faceva molto ridere. Sono un’autodidatta, mi sono laureata in architettura a Parigi e Torino, ma è diventata sempre più forte la voglia di finire, prendere la laurea e partire per andare a disegnare…e così ho fatto!
Quando hai capito/deciso che l’illustrazione sarebbe stato il tuo lavoro?
Dopo la laurea, nel 2016 sono andata a vivere a Rotterdam, lì sono stata presa sul serio prima dagli altri e poi da me stessa. Ho lavorato come illustratrice\muralista e venivo pagata per fare delle performance di pittura, non ci potevo credere. Per alcuni mesi ho vissuto in una casa d’artista, un’art-in-residency presso SticthingBad, ho realizzato una performance pazza e sono tornata a Torino.
Il motivo del mio rientro nella città di adozione è stata la vincita del concorso “Porte ad Arte” con Fondazione Cotrada per realizzare un murales molto grande su un ex-dazio in Via Venaria 100 a Torino.
Dopo l’esperienza pazzesca ed indimenticabile olandese mi sono fatta forza, ho creduto sempre di più nel mio lavoro e l’ho urlato ad alta voce.
Mi sento di dire che è stato partire per poi tornare che mi ha dato il super potere e la forza di aprire una partita iva in Italia e farlo diventare il mio lavoro, e vorrei non cambiarlo mai, lo amo!
Sei laureata in Architettura ma hai praticato la professione per poco tempo. Perché hai scelto questo percorso formativo e cosa poi ti ha fatto desistere dal continuare a lavorare come architetta? Credi che questi studi ti abbiamo comunque aiutato nel tuo percorso di crescita come illustratrice?
Ho scelto Architettura perché era la materia che più si avvicinava al disegno ma facendola passare per una laurea più “seria” rispetto alle accademie artistiche. In realtà dal primo giorno ci hanno messo davanti ai computer, pochissimi disegni su carta. Nonostante ciò è stata una bellissima esperienza, molto formativa e piena di possibilità e curiosità ma anche molto dura. Le città, le case mi hanno sempre affascinato perché nascondono tante storie di persone passate da lì, passaggi segreti, sezioni auree nelle piante, oggetti nascosti tra le pareti.
Grazie all’università ho viaggiato moltissimo con l’università per fare laboratori all’estero, Belgio, Macedonia, Francia, Germania, ho imparato lingue strane e soprattutto ho conosciuto persone che sono diventate amiche strettissime ed indispensabili a distanza di anni. Durante e dopo la laurea ho lavorato un poco come architetta, ma non riuscivo ad inserire nei progetti che facevo per altri nulla di creativo. La gavetta consiste in Autocad e computer 12 ore, non riuscivo a vedere la fine e nulla di concreto. Tutti i progetti erano su carta e si sarebbero realizzati dopo anni e questa cosa mi mandava fuori di testa e poi la paga era imbarazzante purtroppo e ho lasciato subito.
Come nasce il tuo stile, il tuo modo di disegnare? Hai illustratori/illustratrici a cui ti ispiri o comunque di riferimento?
Ho imparato a fare murales a 14 anni a Foggia, avevo una crew ed io disegnavo. Poi ho sempre viaggiato molto con la mia famiglia musei, fiere d’arte, chiese, architetture, sono stata sempre stata contornata da bellezza. Mio padre appassionato di fotografia e fotografo e mia madre amante dell’arte urbana, ed entrambi appassionati di fumetti, hanno trasmesso a me mio fratello questa passione. Sicuramente tutto ciò mi ha aiutato a formare il mio stile, i miei riferimenti sono moltissimi ed aumentano di giorno in giorno ma quelli storici sono Leo Lionni nell’illustrazione per l’infanzia, Blu lo street artist, nelle arti performative la Abramovich, ma in realtà la mia grande ispirazione sono la pittura rupestre, i disegni sulla la dea madre e l’antico Egitto.
Cosa scegli cosa disegnare? Quanto c’è di te stessa nei tuoi disegni?
Disegno tutto ciò che c’è intorno, può essere qualsiasi cosa che mi ispira dalla tavoletta del cesso, ad un paesaggio ma sono le persone che mi affascinano più di tutto, non potrei viver in una città senza esseri umani. Mi piace guardare i gesti e i movimenti delle persone mentre credono di non essere visti e di solito faccio uno schizzo sul mio quaderno che mi porto sempre dietro. Disegno tutto, vivo con il terrore di dimenticare i bei ricordi. Nei miei disegni quindi c’è tutto ciò che mi ruota intorno.
Quando vivevi nella tua Foggia ti sei avvicinata al writing. Cosa ti appassiona di questo mondo? Qual è il murales a cui sei più affezionata e qual è un luogo che ti piacerebbe “rendere vivo” con la tua arte?
Per me l’hip-hop in generale è un’ispirazione, mi piace tutto di questo mondo dal writing, alla break dance, alle jam. Ho sempre ascoltato rap e mi son ispirata a quella cultura, sicuramente il ricordo più bello sono i primi pezzi con le bombolette e con mio fratello a Giovinazzo (Ba), dove c’è la casa dei nonni, le prime prove in stazione sono state super divertenti. Sono affezionata ad ogni singolo pezzo di arte urbana, c’è sempre un ricordo molto forte legato ad ogni luogo, sicuramente mi piacerebbe tornare a New York. Nel 2019 ho illustrato dei murales a Manhattan per l’interno di un locale.
Vivi a Torino dal 2006. Nel mezzo hai avuto esperienze a Parigi e a Rotterdam dove hai svolto una residenza d’artista. In cosa ti hanno arricchito queste esperienze? A quali ricordi sei particolarmente legata?
I ricordi più belli sono sempre legati all’arrivo ogni volta in una città nuova, da sola, respirare le architetture nuove, le strade in solitaria e iniziare ogni volta una nuova vita, portarsi una valigia con pochi vestiti, quaderni vuoti e penne\pennarelli neri e qualche colore. Ogni volta che ho cambiato città e case, ne avrò cambiate in 15 anni almeno 10, É sempre stato elettrizzante in positivo e negativo, un modo per mettersi alla prova.
Con questa intervista abbiamo il piacere di lanciare sul nostro sito tsquirt.com la tua prima t-shirt. L’illustrazione impressa sulla maglia è stata realizzata per un nostro articolo sulla masturbazione, ma come nasce il disegno?
Si tratta di un trittico, tre illustrazioni, due più esplicite e una più concettuale. Mi piace molto illustrare immagini erotiche, perché non è ancora spesso un tabù, soprattutto se si tratta di sessualità femminile. Ci sono tanti temi che mi preme sollevare, l’orgasm gap femminile, cat calling, no bodyshaming, sì lo so sono tutte in inglese. Comunque a parte tutto è ora di dare voce anche a queste tematiche ci siamo stancate di far finta di niente, questo è il momento giusto per fasi sentire.
Ritornando ai disegni, sono rappresentate due donne che si danno del piacere in una vasca da bagno ed un’altra donna con forse sinuose mette le mani negli slip, non volevo essere volgare ma illustrare semplicemente un gesto comune. L’illustrazione Clito, per la maglietta rappresenta quel che preferisci una calla con un dito oppure un clitoride con un dito. La potenza dell’immagine è che puoi prenderti il tuo tempo per capirla e cambiare opinione sul suo significato. Ho selezionato l’immagine tra le tre dopo un sondaggio su Instagram tra amic*.
Quando hai deciso di realizzare una t-shirt con questa illustrazione? Cosa ti ha spinto a lanciarti nel fantastico e infinito mondo delle t-shirt?
Il mondo delle t-shirt è sempre stata una mia grande passione, comprare magliette usate alle “pezze di Foggia” il mercato che tutti dovrebbero vedere. Quando non avevo maglie che mi piacevano me le disegnavo a mano oppure facevo esperimenti con la candeggina. Ogni tot di anni ho realizzato una t-shirt ma le facevo stampare in america. Questa volta ho deciso di fare le cose bene, cotone biologico, serigrafia made in italy , un prodotto molto più serio e sostenibile con un sacco di licenze pazzesche: Fair Wear Foundation (FWF) Genuine sustainability, (cotone organico NO OGM), NO CHILD OR FORCED LABOUR, GOTS, OCS, Blended, OCS 100, Oeko texa…pazzesco no?!
Come T-Squirt abbiamo sempre pensato, come tanti altri, che una t-shirt potesse essere anche un mezzo per veicolare messaggi in maniera più o meno esplicita. Come un murales. Qual è il tuo pensiero a riguardo?
Assolutamente concordo, le maglie le puoi mettere per andare al cesso ma soprattutto per uscire, tutti involontariamente la vedranno ed è un mezzo pazzesco per esprimere messaggi che a volte non vengono affrontati. Anche i murales sono un modo molto intelligente di fare arte e quindi esprimere dei temi, camminando nella città o in luoghi abbandonati ti potresti trovar davanti un muro colorato, se sei curioso ti fermi, e dopo i colori vedi le linee, poi il disegno nel suo totale e solo dopo capisci il messaggio e dici aaaah!
Hai in mente di realizzare altre t-shirt o altre produzioni con le tue illustrazioni?
Si vorrei continuare la serie di stampe erotiche e ho in mente una linea urban per bambin* unisex, sono così stanca di vedere questi azzurrini e rosini, Mi piacerebbe vedere Snoop Dog sulle magliette, non sempre delle macchine e delle principesse o peggio degli unicorni! Che dite facciamo qualcosa insieme?
Ritorniamo al tuo lavoro di illustratrice. Come ha inciso la pandemia sul tuo lavoro e sulla tua creatività?
Tante cose sono cambiate, del 2020 ho un bel ricordo di quiete.
Nel 2020 a Maggio e con la mascherina, è nato Ettore Blu, è sta un’esperienza mistica che non si può spiegare a parole, come una bomba di amore tutt’insieme! Quindi quest’evento e la distopia della situazione pandemica mi hanno fatto vivere l’isolamento in maniera molto positiva. Ho disegnato tutti i giorni per 60 giorni da inizio pandemia a Torino alla nascita di Ettore Blu un consiglio quotidiano “Rimedi da seguire relativamente o meglio come tentare di rimanere sani (fisicamente e psicologicamente) al tempo del coronavirus”. Tutti i giorni alle 12,30 pubblicavo su Instagram un rimedio. È andata molto bene, ho ricevuto messaggi di amic* e sconosciuti che mi ringraziavano per avergli fatto compagnia con queste illustrazioni, dietro dei disegni apparentemente semplici ci sono dei concetti a cui tengo moltissimo. L’amicizia, il cibo, la famiglia, l’amore per gli essere umani, animali e piante e rigenerarsi ogni qual volta le strade cambiano. Ma soprattutto crederci!
Viola, la nostra intervista termina qui. Grazie ancora per esserti raccontata. Ne approfittiamo per chiederti un’ultima cosa riguardo il tuo presente-futuro. Stai lavorando a qualche nuovo progetto? Quali sono i tuoi sogni e progetti per il futuro nell’ambito lavorativo?
Tra qualche mese uscirà un nuovo libro che ho illustrato a cui tengo moltissimo, parla di madri e di positività alla vita. Sto illustrando molti ritratti e lavorando a delle immagini coordinate per delle aziende, e presto ci sarà un nuovo murales nel sud, ma sono scaramantica e non voglio dire altro. Spero di tornare presto sui trabattelli per dipingere. Grazie a voi per l’intervista!
Contatti
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