“Ogni Pride è necessariamente figlio del suo tempo e del contesto politico in cui lo si organizza ma tutti i Pride hanno in comune lo spirito di Stonewall quando, grazie alla ribellione di alcuni, cambiò la storia di tutti”. Sebastiano Secci
L’8 giugno sarà celebrato il venticinquennale dal primo Pride unitario in Italia.
Un’edizione particolarmente sentita e si preannuncia estremamente partecipata.
In vista della parata, la città sarà animata da una serie di iniziative, come La Gay Croisette, un contenitore di eventi culturali e politici che verrà ospitata anche quest’anno da Largo Venue. Lo spazio, dal primo al nove giugno ospiterà spettacoli, dibattiti, e animazioni delle maggiori organizzazioni LGBT+. E siamo onorati anche noi di farne parte come co-organizzatori della mostra QUEER NATION.
La Gay Croisette è organizzata dal C.C.O. Mario Mieli.
Il Circolo di Cultura Omosessuale è dedicato a Mario Mieli, uomo di acuta intelligenza e raffinato carisma, considerato primo ideologo consapevole del movimento omossessuale/transgender italiano.
il Circolo, nato pochi mesi dopo la sua morte, ha subito rivelato la propria natura resistente divenendo punto di riferimento importante e fondamentale per tutta la comunità LGBT+.
In questi giorni frenetici di preparazione al Pride, il presidente del C.C.O. Mieli e portavoce del Roma Pride, Sebastiano Secci, è riuscito a ritagliarsi un po’ di tempo da dedicare a noi e alle nostre domande. Ci siamo fatti raccontare i suoi ricordi, i luoghi, le persone e le sensazioni vissute fin dal suo primo Pride.
Domanda.Quale l’anno del tuo primo Pride? Quali le sensazioni e quale il ricordo a cui ti senti più legato?
Risposta.Il mio primo Pride arrivò con il trasferimento dalla Sardegna a Roma. Era il 2011, l’anno dell’Europride, Fu un Pride speciale per diverse ragioni. Ricordo lo stupore ma, soprattutto, la concreta sensazione di appartenenza. Da allora ho partecipato a tantissimi altri Pride, in giro per l’Italia e per il mondo, eppure ogni anno c’è un momento del Roma Pride, quello in cui entro in piazza Repubblica, quando inizio a vedere i carri che si preparano alla partenza, i volontari che corrono da una parte all’altra, le drag queen che si aggiustano il trucco, ecco, in quel momento riassaporo quella stessa sensazione di appartenenza di quel primo Pride del 2011.
D.Quale invece il primo Pride che hai contribuito ad organizzare?
R.Qualche tempo dopo l’Europride ho deciso di conoscere da vicino la realtà associativa che aveva organizzato quell’incredibile evento e di cui sentivo parlare ogni venerdì dal palco di Muccassassina. Sono andato così a San Paolo, nella sede del Circolo Mario Mieli e mi sono offerto come avvocato per il consultorio legale del Circolo. Nel giro di poche settimane sono stato travolto dalla vita quotidiana dell’associazione, ma il primo vero Pride che ho contribuito a organizzare attivamente è stato quello del 2014 per poi diventare portavoce dal Pride del 2016.
D.Il Pride è mediaticamente legato alla parata, festosa, colorata e chiassosa. Raccontiamo che cos’è realmente il Pride e, se vuoi, ricorda un episodio che possa comunicarlo in pieno.
R.Il Pride è innanzitutto una manifestazione politica, la cui Parata corrisponde all’ultimo step di un percorso politico fatto insieme dalle diverse soggettività del Coordinamento Roma Pride. Il Pride è una delle manifestazioni più partecipate del nostro Paese, è contaminazione di una città il cui centro viene ogni anno invaso da gay, lesbiche, persone trans, bisessuali e in generale da chiunque si riconosca nelle nostre rivendicazioni culturali e politiche. Un ricordo? Era il 2016, fine Parata a Piazza Madonna di Loreto, io e La Karl Du Pignè eravamo concentrati nel rituale delle chiacchiere di fine Pride. Si avvicina una signora con in braccio una bambina e senza alcun preavviso passa la bambina in braccio a la Karl dicendo: «Vai in braccio a questa zia. È grazie a persone come lei che
crescerai in un mondo migliore».
D.Come è cambiata la percezione del Pride negli anni, e come è cresciuto il movimento
Lgbt+?
R.Ogni Pride è necessariamente figlio del suo tempo e del contesto politico in cui lo si organizza ma tutti i Pride hanno in comune lo spirito di Stonewall quando, grazie alla ribellione di alcuni, cambiò la storia di tutti. Da quel primo Pride sono cambiate tante cose, una fra tutte l’attesa che ogni anno si crea non solo dentro ma anche fuori dalla nostra comunità. 50 anni di Pride e di vita non sono tanti per un movimento così complesso come quello LGBT+. Molta strada è stata fatta ma ancora tanta resta da fare, in un contesto politico, quello attuale, in cui le nostre istanze e rivendicazioni necessitano costantemente di essere ribadite e presidiate.
D.Il 2019 è un anno particolarissimo, è il 50esimo dei moti di Stonewall e il 25esimo del Pride unitario in Italia, come il Circolo Mario Mieli sta organizzando le proprie attività?
R.Il Circolo per tutto l’anno ha orientato la sua attività culturale e politica intorno a queste due importanti ricorrenze. Anche quest’anno abbiamo organizzato La Gay Croisette, una settimana di eventi che precedono la grande Parata dell’8 giugno. Si terranno dal 1 al 9 giugno al Largo Venue vicino Largo Preneste. Come ogni anno sarà un ricco contenitore di eventi culturali e politici e tutte le sere ci saranno spettacoli e animazioni delle maggiori organizzazioni LGBT+.
D.«Nostra la storia nostre le lotte» è lo slogan del Pride 2019. Quali sono le lotte? Quali le storie e quali le persone che si intendono ricordare?
R.Il rischio, come sempre accade in occasioni di ricorrenze come quelle di quest’anno, è sempre quello di ridurre le stesse a mere celebrazioni. Il nostro obiettivo, al contrario, è quello di cogliere l’occasione delle ricorrenze per recuperare lo spirito di quella notte di Stonewall e di quel primo Pride nazionale e unitario del 1994 e, forti di quella storia, scenderemo in piazza con ancora maggiore consapevolezza e risoluzione. Abbiamo voluto prendere le mosse da chi quei momenti li ha vissuti e animati, segnandone la sorte: Sylvia Rivera, Marsha P. Johnson, Stormé DeLarverie e la nostra Karl Du Pignè. Partiremo da quella storia per portare in piazza le lotte delle minoranze di questo Paese, quelle reali e quelle percepite come tali. L’8 giugno il movimento LGBT+ scenderà in piazza con i movimenti delle donne, dei lavoratori e delle lavoratrici, delle persone migranti e, in
generale, con chiunque creda che questo Paese possa essere cambiato. Questa è la nostra storia, queste sono le nostre lotte.
Intervista realizzata per noi da Elena Giorgiana Mirabelli, redattrice e responsabile progetti di Arcadia book&service.
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