Chi Sono
Il re è nudo! Spogliamo il re! Vestiamo il re!
Il re è nudo. L’ho visto. E ho pensato: vestiamolo. Ma a modo mio.
Sono figlio della terra bruzia, quella che chiamano Cosenza. Cresciuto nella periferia delle periferie, ho imparato presto a guardare il mondo con occhi storti e sorrisi taglienti. Ho visto la stoffa sfilacciata del potere, la sua vanità consunta, e ho deciso di ridicolizzarla. Di prenderla in giro. Di disegnarle addosso nuove maschere.
Così nasce Tsquirt. Un brand atipico, discutibile, mio.
Uno spazio per riflettere, per provocare, per ridere.
Un modo per costruire un altrove — uno più strano, più vero, più nudo.
Perché TSQUIRT?
TSQUIRT nasce nel 2014 da una mia idea — sciocca forse, o semplicemente necessaria — raccolta e fatta esplodere dal mio ex-socio e cofondatore Enrico Miceli.
A lui devo tantissimo. Tutto.
Se oggi TSQUIRT è ancora vivo e lotta insieme a me, è grazie a lui e a Francesco Mirabelli, anche lui ex-socio, presenza fondamentale nella crescita del brand.
Oggi sono rimasto solo.
Ma non è un addio, è un’eredità.
E allora, perché T-Squirt (ora, dal 2024, TSQUIRT, tutto attaccato, più dritto in faccia)?
La prima maglietta che abbiamo realizzato — per uso strettamente personale — conteneva già tutto: ironia, provocazione, ambiguità.
T-shirt. Squirt. L’associazione è venuta da sé.
C’era (e forse c’è ancora) quell’alone di mistero intorno a questa famigerata “emissione di liquido”.
Esiste davvero? NONCIELODICONO!
Ed è proprio questa la tipica reazione quando qualcuno vede una mia maglietta per la prima volta:
“Ma… esiste davvero?”
Nessun mistero invece sulla missione:
Schizzare idee sulle vostre t-shirt.
Col tempo, l’immaginario è cresciuto.
Attraverso TSQUIRT racconto su cotone le mie passioni, le lotte che mi attraversano, il desiderio di dire cose che altrimenti non saprei come dire.
Lo faccio da solo, ma con chiunque si senta affine, anche solo per un attimo, anche solo per un’idea.
Il primo cliente del brand sono io.
Lo sarò sempre.
Che il flusso di idee sia libero, che la sua potenza inebrii di gioia le secche e aride distese delle nostre vite.
Identità del brand
Un brand non è un’idea astratta. È fatto di persone. Di storie. Di ferite e di gioie.
TSQUIRT nasce da me, dalla mia sensibilità, dai miei limiti, dalle cose in cui credo. E ogni giorno, attraverso una maglietta o un post, cerco di raccontarlo con sincerità.
Non ho mai voluto nascondermi dietro uno stile.
TSQUIRT è un brand onesto, imperfetto, sempre migliorabile.
Ma anche no. La perfezione ha rotto il cazzo.
Fin dall’inizio, tra i temi fondamentali ci sono stati la sessualità, la mascolinità tossica, le lotte della comunità LGBTQIA+.
Non sono solo diritti: sono doveri, soprattutto per chi — anche solo in piccolo — ha una voce da usare.
L’identità di TSQUIRT è fatta di tutto ciò che mi attraversa:
le canzoni che mi hanno formato, i film che mi hanno scosso, i libri che mi hanno lasciato addosso qualcosa.
I luoghi in cui ho vissuto. Le persone che ho amato o odiato. I sogni che inseguo. Gli incubi che cerco di seppellire (o disegnare su una t-shirt).
Il brand sono io.
TSQUIRT siete anche voi.
Chi sono?
Sono Enrico Mirabelli, nato a Cosenza nel febbraio del 1984, sotto il segno dei Pesci… e ho un problema.
(A questo punto mi aspetto che diciate in coro: CIAO ENRICO!)
Da un bel po’ di anni vivo sui mezzi che vanno avanti e indietro tra Roma e Milano.
Non è poetico, è solo vero.
Dal 2021 — e finché non decidono di licenziarmi — lavoro per la grande famiglia del Vintage Market Roma come aiuto produzione.
Un’esperienza intensa, piena di storie e bestemmie sottovoce.
Per dieci anni ho fatto il Perito Agrario nello studio di famiglia. Poi ho cambiato campo:
dalle zappe alle zinne.
Ho scelto di dedicarmi a tempo pieno a TSQUIRT — la mia passione, la mia condanna, la mia identità.
Nel 2015 e 2016 ho curato due mostre-evento sull’erotismo, PièceOFF – Visioni senza filtro, insieme a Enrico Miceli e Francesco Mirabelli.
Abbiamo ospitato più di 100 artisti. Non male per un progetto nato da una battuta.
Con Queef Magazine abbiamo organizzato collettive fotografiche e illustrate in giro per l’Italia, fino a quando — nel dicembre 2024 — ho deciso di chiudere il progetto.
Nonostante i complimenti. Nonostante i numeri. Perché ogni tanto serve staccare. Per non morire dentro.
Nel tempo libero cerco di assorbire tutto ciò che mi smuove qualcosa dentro: film, libri, musica, stranezze, casini, pensieri.
Amo fantasticare. E, quando ci riesco, anche realizzare.
Amo il vino rosso e i gatti.
Non necessariamente in quest’ordine.
E no, non sono psicopatico. Forse.
